Perché la Grecia?

Perché la Grecia?

Perché in Grecia?

Soltanto nel 2015 sono arrivate in Grecia 856 723 rifugiati, provenienti per la grande maggioranza da Siria, Afghanistan e Iraq. Contando le persone che dal 2015 al 2022 sono arrivate in Italia non si arriva alla stessa cifra: i dati sono disponibili sul portale UNHCR (Operational Data Portal , last update: 2022).

Stiamo parlando di persone che a causa di guerre, persecuzioni e mancanza di possibilità socio-economiche hanno dovuto lasciare tutto quello che era più caro: la propria famiglia, gli amici, la casa, il lavoro, l’università, la scuola, il quartiere. Nessuno di loro si aspettava di ritrovarsi a vivere in un campo di tende o prefabbricati. Né di dover aspettare ore in fila per qualsiasi cosa: per andare in bagno, per ricevere una firma su un pezzo di carta, per un pasto.Nell’impossibilità di fare qualsiasi cosa normale il tempo sembra non passare mai, e il benessere psicofisico delle persone è messo grandemente a rischio.

Molto è cambiato dal 2016 ma la situazione per i rifugiati richiedenti asilo bloccati in Grecia non è migliorata, anzi. All’inizio dell’ ‘emergenza Grecia’ molte grandi organizzazioni internazionali erano presenti nei campi, occupandosi di logistica e bisogni primari su larga scala.

Ci siamo presi cura dei bisogni individuali delle persone e delle famiglie “stranded” (bloccate, abbandonate) nei campi: latte in polvere per i bambini, occhiali da vista, visite mediche d’urgenza, pomate contro le irritazioni, carrozzine per i disabili, teli per coprire le tende durante le piogge e tutti i bisogni essenziali, quotidiani che fanno la differenza, soprattutto quando l’attesa si protrae per anni.

Dal 2016 al 2020 abbiamo operato nei campi rifugiati nei dintorni di Salonicco, al confine con la Macedonia: Vasilika, Diavata, Derveni, Serres, Polykastro, Vaiochori e Giannitsa.

In questi anni abbiamo visto le grandi organizzazioni internazionali lasciare i campi una alla volta. Rispetto al milione di persone, le oltre 120.000 ancora presenti sul territorio greco non sembravano essere una priorità. Noi, invece, testimoni di quello che continua a succedere in Grecia, non ci siamo più tirati indietro. L’inizio della pandemia Covid-19 (marzo 2020) ha segnato il divieto ufficiale per ONG di accedere ai campi rifugiati. Da allora l’accesso non è più stato ripristinato, ostacolando il lavoro di ONG. Anche molte delle piccole associazioni hanno lasciato la Grecia: ad oggi le realtà operative si contano sulle dita di una mano.

Pertanto, il nostro lavoro è diventato ulteriormente più importante, cruciale per le persone rifugiate.

Abbiamo deciso quindi di riorganizzarci insieme ai nostri partner abbiamo aperto dei centri comunitari dove le persone rifugiate che vivono nei campi o, come spesso accade, in strada possono recarsi per avere ascolto, per ricevere farmaci, beni e servizi primari e molto altro.

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